Nei primi giorni di aprile 2016 Giuseppe Sala, candidato sindaco alle Amministrative di Milano 2016, candidamente dichiara su “La7”: “Per la mia campagna elettorale andrà speso almeno un milione di euro” (circa due miliardi delle vecchie lire..). Il conduttore non si è indignato. I giornalisti presenti non hanno fiatato.
Cosa significa questo? Ecco una nostra personale riflessione:
- Premessa: l’Italia è nel 2016 al 77 posto per libertà di stampa, di un punto dopo la Moldavia e appena prima della Guinea Bissau. Nel “lontano 2015” era al 73 posto, siamo andati avanti.
- Nella maggior parte dei casi nei dibattiti televisivi si invitano figli di mafiosi, giornalisti compiacenti, ex ministri indagati, prescritti o condannati, ex politici ch (magari eccessiva, magari no)e occupano cariche direttive in vari enti pubblici senza soluzione di continuità, soubrette e maggiordomi.
- Sala dichiara candidamente che per la sua campagna elettorale spenderà almeno un milione di euro.
Bene. ci vogliamo porre pertanto le seguenti domande:
- Sala da dove prende il milione di euro?
- Come spende Sala il “suo” milione? Chi paga? Cosa acquista? Manifesti da appendere per un milione di euro?!?
- Chi paga i politici che vanno in televisione (invece di essere in parlamento a legiferare o a governare?)
- Chi paga i dirigenti (più o meno pubblici) che vanno in tv?
- E infine, chi paga i giornalisti che vanno in tv? Il giornale di appartenenza? Sarà pure così, ma perché il giornale pagherebbe un giornalista che va in tv e non produce nessun articolo, non conduce nessuna indagine? Mi sta bene, ma perché? A fronte di quale vantaggio??..
Bene, proseguiamo con le seguenti ulteriori riflessioni:
- Sala prende il suo milione di euro da più fonti, una di queste (forse) il partito? Poi inoltre (forse) da fondazioni istituite ad hoc, (forse) da lobbies, etc?
- La domanda più interessante è però: come può Sala spendere UN MILIONE DI EURO IN CAMPAGNA ELETTORALE? E se fosse che ai politici compiacenti che vanno in tv vengano loro riconosciuti degli extra economici dal partito stesso? Una sorta di premio di produzione diciamo? E se fosse che la stessa cosa si verifichi poi anche con dirigenti, giornalisti, maggiordomi, ballerine, soubrette, etc, etc?
I giornalisti in Italia, 77’esima classificata per libertà di stampa, costano più dei manifesti! E il cerchio si chiude.