All’interno della nostra società , indipendentemente dal credo religioso, siamo stati abituati a pensare che l’uomo nel suo errare sia posseduto dal “MALE”, da SATANA o da qualche altra brutta bestia più o meno barbuto-mitologica e quando invece opera nel bene, da DIO o ancora da qualche altra entità, più o meno barbuto-mitologica.
Ora per farvi capire meglio il senso di ciò che seguirà, vorrei porvi dinanzi ad un paradosso.
Immaginiamo che non esista la possibilità per l’umano di commettere alcun errore. Cosa comporterebbe questo? Come muterebbe la sua natura e l’eventuale società in cui esso abita?
Pensateci bene, per una forma di vita intelligente, l’incapacità di commettere errori, comporterebbe una considerevole perdita di significato di quella condizione che noi umani conosciamo con il nome di: “libertà “ o “libero arbitrio”.
Ogni essere umano incapace di compiere errori si collocherebbe all’interno di un range d’azione assolutamente lineare e prevedibile, fino a impedirne ogni sua possibilità d’azione, dubbio ed esperienza per come la conosciamo noi (cogito ergo sum), tale misura proprio in relazione alla facoltà di poter commettere errori e di quanti e quali poter commettere.
La civiltà sarebbe composta da un insieme di individui incapaci di rispondere a proprie pulsioni (anche distruttive) e al contrario rispondenti a un idea di collettiva giustizia e armonia predeterminata, ciò che accade ne più ne meno in un vegetale, la forma vivente più evoluta dell’intero Universo, che avendo compreso la perfezione insita in ogni cosa non si dimena, non ha dubbi e si limita ad osservare il tempo che passa, in totale simbiosi con il Sistema stesso.
O no?
Stupendo!
Se io fossi “un Dio”, mi compiacerei del il mio mondo vegetale per aver questo manifestamente compreso le Mie Leggi e il senso della Vita, ma subito dopo, volgerei lo sguardo alle vicende umane piene di errori, incertezze e casini di ogni genere, a “spiare” cosa combinano dalla mattina alla sera! Decisamente più appassionante, se fosse un telefilm non ne vorrei perdere una sola puntata!
Insomma l’errore è una parte fondamentale del Sistema e non ci viene concesso da nessun Belzebù più o meno corno-istituzionale, ma dal Sistema, ossia in origine da quel qualcosa o qualcuno che ha progettato e ideato il Sistema e le sue Regole (non prendo nemmeno in considerazione l’ipotesi del caso, ho troppa stima di chi mi legge) di cui noi forme di vita intelligenti, per l’appunto, siamo parte integrante e particolarmente rappresentativa..
Il Sistema stesso è progettato per “sopportare” i nostri errori entro un ben preciso “range di tolleranza”, superato il quale il Sistema stesso inizia il processo di ripristino delle condizioni di equilibrio. Per poter assicurare nuovamente la possibilità di commettere errori ad altri esseri viventi (evidentemente pensanti).
Attraverso la lettura di queste “meccaniche celesti” noi possiamo certamente riconoscere l’Amore incommensurabile dell'”Entità” che ha regalato la Vita e disegnato le Regole del Sistema stesso, o che forse più correttamente ha permesso a noi e alle altre forme di vita, di condividerne la Vita entro di Sé (ma questo è un altro discorso..). In sostanza le Leggi permettono che venga distrutta (riorganizzata per l’esattezza) una parte della Vita dell’Universo al fine di garantire e assicurare il cammino esperienziale-evolutivo alla “vita intelligente”, appunto attraverso l’errore.
Ipotizzando infine che Creato e Creatore necessariamente non possano che coincidere, non è come se io essere umano accettassi consapevolmente di distruggere (sapendo che terminata la fase di distruzione inizia quella di ricostruzione) continuamente parti del mio organismo al fine di permettermi di esistere e dunque di pensare? Non è proprio ciò che si verifica a livello cellulare? Con l’unica eccezione che in noi ciò avviene in modo del tutto inconsapevole, all’interno dell’Universo sospetto il contrario. E non credo si tratti di una differenza marginale…
Noi umani del 21’esimo secolo questo non lo accettiamo, perchè errare arriva a procurarci molta sofferenza e dolore, inventiamo dunque la figura del demonio, negando che l’errore possa venire da Dio (o qualsiasi altro nome vogliate affibbiargli), come se un qualsiasi principio potesse esistere al di fuori delle Sue Leggi e del “Suo Corpo” (Universo?).
Mettiamoci dunque il cuore in pace, e accettiamo il fatto che sia stato proprio il “Creatore” (o Principio Creatore) invece ad aver scritto proprio le Regole che permettono il “Male”. Sapendo tuttavia che questo richiede necessariamente l’introduzione di “principi di controllo” di tali forze costruttive e distruttive, al fine di preservare l’equilibrio vitale, all’interno di un ciclo Universale infinito.
Se non è Amore tutto questo non saprei cos’altro potrebbe esserlo!
Per cui, tornando all’oggetto, si può certamente non condividere l’errore di un altro essere umano (cosa che personalmente mi capita di frequente) ma dobbiamo altresì pensare che ciò sia e debba essere l’unico strumento in grado di permettere a questo “povero” essere umano di comprendere le Regole della Vita. E in tutto questo, mostrare infinita riconoscenza per la presenza dell’errore, perchè fondamentale alle dinamiche evolutive di Sistema.
Nel tempo, la direzione di ogni essere pensante, non potrà che tendere verso un percorso di riduzione dell’errore stesso, con l’effetto, per questo, di giungere ad una condizione di minore sofferenza fisica e morale. Questo genererà esseri umani con differenti gradi di sensibilità (al dolore?) e conseguenti diversi livelli di comprensione del Sistema. Ecco che si manifesta un Principio fondamentale: le Leggi si applicano in base al grado di consapevolezza del soggetto e le conseguenze dell’Errore diventano più o meno importanti a seconda di questo. Sia sul piano della spinta evolutiva sia sul piano delle conseguenze fisiche.
Un bambino ed un adulto hanno la stessa comprensione delle regole sociali? No, è più che evidente.
Cosa facciamo se un bambino di un anno manda in frantumi il nostro preziosissimo vaso Ming??
Di certo non ciò che faremmo se a compiere lo stesso gesto fosse un adulto di trent’anni.
Ecco noi stiamo facendo lo stesso con il Pianeta Terra (il vaso Ming), con la consapevolezza equivalente di un bambino di sei mesi. Le conseguenze ci saranno, ma commisurate alla nostra capacità di comprendere.
Ancora, negli esseri dotati di intelligenza il bene e il male è una condizione mutevole nel tempo e nello spazio.
Il metro che noi occidentali utilizziamo per stabilire ciò che consideriamo “bene” può divenire “male” se utilizzato in altri paesi o in altri tempi.
Questo avviene solo negli esseri “intelligenti”. Per le piante o gli animali ciò che è bene e ciò che è male risponde a logiche esclusivamente evolutive si specie, nessuna discussione, nessun dubbio.
Ma tutto questo è “bene” o “male”?
Per rispondere a ciò torna utile abituarci a distinguere i vari piani di realtà .
Il piano umano, il piano psichico, il piano atomico, il piano subatomico o quantico, il piano cosmico, e così via fino a quello che potremmo definire piano spirituale (che poco o nulla ha a che vedere con ciò che le religioni hanno cercato di farci credere nel corso degli anni).
Le “leggi” che regolano i diversi piani sono concorrenti ma non coincidenti. Ciò significa che gli effetti di un piano possono riverberarsi sul piano limitrofo ma le regole rimangono distinte.
Un esempio potrebbe essere: io posso desiderare ogni cosa (piano psichico), un auto più veloce, una casa più grande o una moglie più attraente, ma questo non necessariamente è sufficiente a produrre nella realtà (piano fisico) gli stessi risultati. Ciò non toglie che i nostri desideri non arrivino comunque a produrre degli effetti. Magari a forza di desiderare una moglie più attraente arriveremo a lasciare la nostra e a trovarci da soli per il resto dei nostri anni, magari alla guida di un SUV parcheggiato in una grande autorimessa, all’interno di in una grande casa acquistata a saldo, in un area “appena bonificata” da scorie nucleari.
Un altro potrebbe essere: cerco e arrivo ad ottenere il potere economico e sociale ad ogni costo calpestando ogni altrui diritto, mi ritrovo così alla fine di un esistenza, senza alcun affetto o legame di profondo e solido valore, abbandonato da ogni persona priva di secondi fini. Se giungo al termine della mia vita, proprio in virtù delle sofferenze generate dal mio passato stile di vita, arrivando a mettere in discussione i miei ideali passati, riscoprendone di nuovi di più autentici e sani, potrà verificarsi, sì sul piano fisico che io abbia prodotto del male per tutta una vita, male oggettivamente riconosciuto anche dalla mia società (soprusi, umiliazioni, speculazione, inganni, devastazione ambientale, etc, etc..), ma sul piano psichico e spirituale questo “male avrà generato un cambiamento importante dentro di me: un miglioramento della mia consapevolezza e conseguente crescita interiore.
E ancora, tutto ciò, non è bene?
E dunque, alla luce di quanto sopra è “giusto” o “sbagliato” impedire l’errore altrui?
L’altra sera assistevo alle lamentele di una madre che criticava le scelte inappropriate del figlio. Cosa è dunque giusto fare? Cercare di impedire al figlio di sbagliare con l’introduzione di minacce e ricatti famigliari (se non fai come ti dico ti tolgo l’auto, la PlayStation e cosi via..) oppure lasciare che commetta i suoi errori e che da questi tragga in autonomia un proprio insegnamento?
Per cui, alla fine, se possiamo disporre della facoltà di porci domande, di dubitare cosa sia bene e cosa sia male, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, di cercare soluzioni (magari sbagliate), all’interno di in una società che ha delegato nei secoli ogni possibile emancipazione spirituale alle religioni (le quali non sapendo far di meglio fanno apparire dal nulla figure spaventevoli nel disperato tentativo di “esternalizzare” il male e l’errore, impedendoci così ogni tipo di analisi), forse paradossalmente dovremmo proprio ringraziare …Belzebù!
In chiusura, voglio fare una dedica e la voglio fare ad una persona, ad uno scrittore, che con i suoi testi ha cercato di farci comprendere il mondo, anche se mai potrà divenire il mio unico punto di riferimento, poiché le stelle in cielo sono tante e io non so ancora e forse non lo saprò mai, come preferire una all’altra.
Questa persona era Pietro Ubaldi.
16 commenti
Mica tanto d’accordo. Dal punto di vista della singola persona, niente da obiettare. Il problema è che viviamo in una realtà complessa, non nel mondo singolo di Truman Burbank (The Truman Show).
Immaginate se Adolf Hitler, al termine della sua, come dire, scellerata vicenda, avesse messo “in discussione gli ideali passati, riscoprendo nuovi valori e nuove visioni della realtà .”
Questo “male” potrebbe anche aver prodotto un cambiamento fondamentale dentro di lui, ma ci sarebbero sei milioncini di ebrei che avrebbero qualcosa da ridire. E trascuro le altre vittime della seconda guerra mondiale, civili e militari.
Magari, se quel satanasso fosse stato fermato prima, qualcuno di loro avrebbe potuto sopravvivere.
Sul piano umano e sociale la giustezza di quanto affermi è fuori discussione. Tuttavia proprio la possibilità di commettere danni (anche gravissimi come quello citato da te) rimane nelle Leggi a garanzia della libertà di pensiero e di azione del genere umano. E dunque sarà proprio il grave danno all’umanità arrecato che permetterà a quest’ultima di non ripetere (se appreso l’errore) tali sbagli e di avanzare sul piano evolutivo. sia sociale che spirituale. Ergo, se esistesse un limite nella facoltà di commettere errori da parte dell’umano, questo limite si rifletterebbe sulla qualità e quantità esperienziale dello stesso. Di fatto noi umani vorremmo che ciò avvenisse proprio perchè riteniamo umanamente inaccettabili certi fatti. Come non accettiamo l’idea di un Dio che permetta ad una tigre di sbranare un bambino, invocando la Sua misericordia. Non comprendendo che proprio questo (eventuale intervento) andrebbe a compromettere la libertà di agire e di pensare dell’Uomo stesso.
Se Hitler fosse stato un caso isolato nella storia umana potremmo fare delle considerazioni completamente diverse da quelle che a me vengono in mente pensando a migliaia di anni di guerre, ingiustizie, distruzioni e atrocità varie perpetrate da praticamente tutte le civiltà passate.
In pratica quello che voglio dire è che ho dubbi enormi sul fatto che l’essere umano impari dai propri orrori (scrivo orrori e non errori non a caso).
Nella civilissima Europa subito dopo la macelleria della prima guerra si è fatto di peggio, poi si sono costruire le bombe atomiche e queste hanno frenato gli istinti belluini perchè evidentemente troppo pericolose, ma la assenza di guerra nel suolo europeo è stata pagata da tutti quei popoli (e altre specie viventi) che hanno subito l’espansione economica chiamata globalizzazione, una guerra apparentemente non cruenta.
Chiamare in causa dio o satana a seconda di come vanno le cose per me è senza senso, ogni uno di noi ha la sua parte di responsabilità , Don Milani aveva scritto sulla parete della scuola di Barbiana “ogni uno deve sentirsi responsabile del tutto”, credo dovremmo tutti ripartire da noi stessi e da questa presa di responsabilità .
Per l’Uomo apprendere dai propri errori rimane una scelta.
Può scegliere di farlo o può scegliere di non farlo.
La possibilità di scelta rimane “il regalo” più grande a lui donato.
La facoltà di scegliere tra la via sbagliata e la via corretta sta all’Uomo e a nessun altro.
Purtroppo spesso si verifica che la via sbagliata sia anche quella “più comoda” (o con minore resistenza) e che questo induca l’Uomo a preferirla.
Seguire questa logica può portare però a delle conseguenze devastanti, come tu stesso ricordi.
Forse questo uno stimolo a far prevalere la nostra parte razionale su quella bestiale? Mah?!?..
> “…se esistesse un limite nella facoltà di commettere errori da parte dell’umano, questo limite si rifletterebbe sulla qualità e quantità esperienziale dello stesso”
Davide,
è curioso: poco tempo fa abbiamo discusso di un argomento assolutamente simile su fronti opposti. Si trattava della possibilità che la GNU GPL potesse impedire per esempio l’uso di Linux per applicazioni militari.
Come è noto, la licenza GPL non può porre alcun tipo di restrizione, nemmeno per strumenti di morte. Tu non lo ritenevi giusto, io invece sà¬.
> “La possibilità di scelta rimane “il regalo” più grande a lui donato.”
Resta il fatto che Hitler la facoltà di scegliere l’ha avuta, mentre Anna Frank no.
E lo ritengo tuttora.
E non vedo come questo possa inficiare quanto esposto.
La “libertà di scelta” (anche se di fatto, vista la complessità del Sistema, parlare di “libertà di scelta” rischia di creare equivoci) viene permessa dal Sistema, ed io scelgo di vietare l’uso del Software Libero nei mezzi e apparati militari.
è chi ha creato questo Sistema e le Sue leggi che ha fatto la scelta di non vietare (del resto non aveva alternativa volendo popolare il Sistema di esseri pensanti..).
Io non centro, non sono ancora un dio 😀
Impedire l’errore altrui? Presuppone innanzitutto che abbiamo il potere di riconoscerlo. Ma noi non abbiamo il potere di capire cosa è errore e cosa no, ma solo ciò che si discosta dal nostro sentire e ciò che con esso concorda. Non potremo mai entrare poi nella visione del mondo di un altro essere, quella che diviene poi fondamento della sua etica. In realtà chiamiamo errore tutto ciò che non ci piace. Questo giudizio, se ci pensiamo, riguarda poi solo scelte operate dall’uomo. Secondo questa visione di bene e male (o errore) perchè non chiamiamo errore un cataclisma o la morte accidentale di un capriolo? Quella è natura….. E la nostra essenza no?
..infatti è proprio ciò che facciamo. Parliamo di errore anche nei casi in cui la stessa Natura compia azioni contrarie alla nostra idea di morale e di società . Se uno tsunami travolge un isola, causando centinaia o migliaia di vittime, parliamo di tragica fatalità o di errore divino e subito il pensiero corre verso quel Dio che ha smesso di essere misericordioso. E ancora il peccato e la punizione divina, un tempo sedati addirittura con sacrifici umani, pur di non fermarsi a riflettere e accettarlo!
L’errore è una variabile fisica di sistema imprescindibile. è attraverso questa variabile che ha origine la vita, l’intelligenza e (paradossalmente) il Principio Universale di Conservazione della Vita.
Ho trovato il post molto interessante, perché sono questioni che mi sono posto anche io, in forma non tanto dissimile…. il sistema, il controllo, ecc. La caverna di Platone e Matrix ci hanno fornito degli ottimi spunti per ragionare analogamente.
Ringrazio per l’osservazione sulla “buddhità ” delle piante, non ci avevo mai pensato, ma è un’idea da approfondire, molto poetica.
Dalle mie parti c’è un olmo con il quale parlo ogni tanto… in effetti hanno una loro saggezza atavica, che mostrano rimanendo immobili nel momento presente, senza mai scomporsi
Riguardo al tema principale del post, vorrei osservare che l’idea di associare satana (o comunque il male) alla distruzione non è assoluta, ma relativa alla nostra cultura. Per gli induisti la divinità ha tre aspetti, che vengono individuati nella trimurti*.
I tre aspetti sono Brahma (il Creatore), Visnu (il Conservatore) e Shiva (il Distruttore). Coerentemente con la loro idea di tempo ciclico, questi tre aspetti hanno pari valore e sono tutti e tre necessari all’equilibrio cosmico. Certo c’è da temere Shiva e chiedere l’assistenza di Brahma o Visnu, però nessuna di esse è buona o cattiva di per sé.
Per questo ho trovato curiosa l’idea di associare l’idea della distruzione a Satana… a volte il Dio biblico distrugge per ricostruire cose migliori.
Anche il discorso dell'”errore” potrebbe essere discusso in chiave biblica. Esiste la storia di Giuseppe e i suoi fratelli, che secondo me è una delle storie migliori della bibbia.
La riporto brevemente per chi non la conoscesse. Giuseppe era il più amato di molti fratelli a causa della sua virtù. I fratelli decidono di ucciderlo per invidia, ma alla fine lo vendono come schiavo a una carovana diretta in Egitto. Qui diventa assistente del Faraone ma la moglie del Faraone si invaghisce di lui e, respinta, lo fa incarcerare. Resta in carcere per anni finché il Faraone fa un sogno (quello delle vacche grasse e delle vacche magre) che nessun indovino d’Egitto riesce a decifrare. Solo Giuseppe ci riesce, e a questo punto diventa il primo ministro d’Egitto. I fratelli, in seguito alla carestia vanno in Egitto a chiedere del grano perché rischiano di morir di fame. Giuseppe li perdona e li accoglie alla corte.
Ora, il bello di tutta questa storia, è che insegna che il male, per quanto grande, è sempre relativo. Se i fratelli non avessero venduto Giuseppe (il che è un male “locale”) magari lui non sarebbe mai diventato primo ministro del regno d’Egitto, che è un “bene globale”. Da una prospettiva religiosa, potremmo dire che Dio prende il male che facciamo e lo trasforma/eleva sempre e comunque in un bene più grande, che però si vede “alla fine”, appunto perché dalla nostra prospettiva “terrena” abbiamo una conoscenza imperfetta e incompleta della realtà . Io trovo questa riflessione molto proficua per interpretare i fatti della vita e del mondo… Certo che è una prospettiva che va coltivata e sostenuta, come faceva Giuseppe mentre era in prigione!!
Ciao Christian e grazie per le tue considerazioni, in questo testo tuttavia faccio riferimento alle dinamiche cognitive/comportamentali che interessano il mondo occidentale, elleno-giudo-cristiano. Quella parte di “mondo” in cui io vivo.
Certo si potrebbe mettere a confronto con la visione orientale, questo però porterebbe il ragionamento su di un altra strada, magari altrettanto se non più interessante, ma quello che mi premeva era analizzare questa parte di pianeta, quella in cui io vivo e quella che sta determinando le sorti del pianeta.
Potremmo anche dire che i popoli orientali si stanno sempre più allineando al modello socio compulsivo occidentale, ma anche questo ci porterebbe fuori strada, rispetto all’oggetto della disamina.
Ciò che mi premeva affermare in sostanza é che abbiamo creato una figura tanto potente, quella del demonio, a voler giustificare e portare verso l’esterno (da noi) il nostro indispensabile bisogno di commettere errori.
Cioè se faccio del male dipende dal fatto che esiste Belzebù e non prendo nemmeno in considerazione l’ipotesi che ciò faccia parte della mia natura. Allontanandomi in questo modo sempre più dalla “verità ” ossia dalla possibilità di aprire un dialogo con me stesso alla ricerca delle vere motivazioni.
E se è vero come dici tu che
è vero anche che tale atteggiamento non fa altro che accentuare questa condizione.
In tutto questo, la chiesa occidentale, ha gravissime responsabilità .
Anche dovute al fatto che ha da sempre sfruttato questa figura “retorica” per il controllo e la gestione economico-ideologica della sua clientela.
Leggendo l’articolo e i relativi commenti sono indotto a fare la presente considerazione.
Al noto detto: SBAGLIANDO SI IMPARA deve seguire un punto esclamativo o uno interrogativo? Personalmente mi sono orientato su quest’ultimo e ho concluso in prima istanza che effettivamente si apprende qualcosa, più precisamente, si acquisisce un habitus. Ma cosa impariamo se non a consolidare l’errore?
Il vero apprendimento avviene quando riconosciamo e correggiamo l’errore, ma pure se cogliamo il vero senza per forza aver prima errato.
L’apprendimento per tentativi ed errori va bene per i fenomeni ripetibili ad esempio in laboratorio, nell’esistenza umana ogni esperienza è unica all’interno di una struttura temporale irreversibile.
Ciao Raffaele e benvenuto!
Cerco di risponderti …nei limiti della mia umana condizione.
Premesso che il concetto di errore si lega strettamente alla condizione culturale della comunità che ha “prodotto” l’individuo, e come tale a sua volta al flusso temporale degli eventi che concorrono a modellare e plasmare le dinamiche evolutive sociali nel tempo, si può affermare senza ombra di dubbio che il concetto di bene e male muta con il tempo e la latitudine.
Il concetto di bene e male può infatti assumere forme molto differenti, fino a perdere il connotato logico e razionale tipico che riscontriamo nei popoli occidentali, arrivando a certe latitudini ad assumere forme più legate ad un idea di opportunità (o meno) o di empatia (o meno) “alla condizione”.
Perché questa premessa? Per due motivi, il primo per ribadire che io sto ragionando per quella porzione di mondo in cui vivo (logico-razionalista), la seconda per dire che l’errore e dunque il suo riflesso, l’apprendimento, insiste all’interno del flusso culturale temporale e con tale dinamica concorre a formare la nostra “idea del mondo” dal momento in cui veniamo alla luce.
L’idea dunque di arrivare alla comprensione dei leggi che regolano la nostra permanenza su questo pianeta, senza passare attraverso l’errore a me pare effimera.
Perché se è vero che oggi posso prevenire di cadere in errore nel’espletare una particolare azione, é anche vero che ciò che mi permette di evitate l’errore é proprio l’errore commesso in precedenza idealmente da un mio simile in una simile circostanza. E ciò non é altro che conoscenza acquisita passata e tramandatami attraverso questo processo culturale di cui accennavo sopra.
Per cui in definitiva, se abbiamo la sensazione di poter “imparare” senza passare dall’errore é perche qualcun altro in passato ha sbagliato al posto nostro..
La funzione dell’errore è propriamente questa, l’apprendimento e dunque l’evoluzione.
L’evoluzione biologica stessa procede “per errori” (o per empatia) e la specie vivente più recente è appunto il frutto del miglior compromesso.
Ok, se lo prendiamo come una critica alla figura del demonio, allora sono d’accordo.
Mi piace anche la prospettiva di Raffaele, e la sostengo con il tradizionale detto.
“errare è umano, perseverare è diabolico”.
Se siamo provvisti della facoltà di ragione, possiamo evitare gli errori quando ci accorgiamo di averli fatti.
Se siamo provvisti della facoltà di intuizione, possiamo provare anche a evitarli entrando in contatto con le leggi eterne.
Beh, volendo leggerla come eventuale critica, questa sarebbe nei confronti di chi se l’è inventato… 😀
La storia del diavolo è interessante. Nella bibbia compare poco, compare come una specie di funzionario di Dio. Sembra invece che abbia acquisito importanza nel medioevo, chissà perché… forse è proprio vero che il sonno della ragione genera mostri.
Interessante anche che il diavolo non abbia le stesse caratteristiche nell’islam… “La caratteristica principale del Diavolo, oltre alla hà½bris, è che non ha altro potere se non quello di gettare suggestioni malvagie nel cuore degli uomini e delle donne.” E’ un suggestionatore, insomma, uno che fa propaganda ma non ha potere reale. Uno come i nostri politici insomma 😀
https://it.wikipedia.org/wiki/Diavolo
Poi a me piace il significato dato nella fede Bahai, il diavolo sono i nostri bassi istinti (l’ego, per usare un termine psicologico), che ci allontanano dal nostro progresso spirituale.