TUTTO L’AMORE DI SATANA
All’interno della nostra società , indipendentemente dal credo religioso, siamo stati abituati a pensare che l’uomo nel suo errare sia posseduto dal “MALE”, da SATANA o da qualche altra brutta bestia più o meno barbuto-mitologica e quando invece opera nel bene, da DIO o ancora da qualche altra entità, più o meno barbuto-mitologica.
Ora per farvi capire meglio il senso di ciò che seguirà, vorrei porvi dinanzi ad un paradosso.
Immaginiamo che non esista la possibilità per l’umano di commettere alcun errore. Cosa comporterebbe questo? Come muterebbe la sua natura e l’eventuale società in cui esso abita?
Pensateci bene, per una forma di vita intelligente, l’incapacità di commettere errori, comporterebbe una considerevole perdita di significato di quella condizione che noi umani conosciamo con il nome di: “libertà “ o “libero arbitrio”.
Ogni essere umano incapace di compiere errori si collocherebbe all’interno di un range d’azione assolutamente lineare e prevedibile, fino a impedirne ogni sua possibilità d’azione, dubbio ed esperienza per come la conosciamo noi (cogito ergo sum), tale misura proprio in relazione alla facoltà di poter commettere errori e di quanti e quali poter commettere.
La civiltà sarebbe composta da un insieme di individui incapaci di rispondere a proprie pulsioni (anche distruttive) e al contrario rispondenti a un idea di collettiva giustizia e armonia predeterminata, ciò che accade ne più ne meno in un vegetale, la forma vivente più evoluta dell’intero Universo, che avendo compreso la perfezione insita in ogni cosa non si dimena, non ha dubbi e si limita ad osservare il tempo che passa, in totale simbiosi con il Sistema stesso.
O no?
Stupendo!
Se io fossi “un Dio”, mi compiacerei del il mio mondo vegetale per aver questo manifestamente compreso le Mie Leggi e il senso della Vita, ma subito dopo, volgerei lo sguardo alle vicende umane piene di errori, incertezze e casini di ogni genere, a “spiare” cosa combinano dalla mattina alla sera! Decisamente più appassionante, se fosse un telefilm non ne vorrei perdere una sola puntata!
Insomma l’errore è una parte fondamentale del Sistema e non ci viene concesso da nessun Belzebù più o meno corno-istituzionale, ma dal Sistema, ossia in origine da quel qualcosa o qualcuno che ha progettato e ideato il Sistema e le sue Regole (non prendo nemmeno in considerazione l’ipotesi del caso, ho troppa stima di chi mi legge) di cui noi forme di vita intelligenti, per l’appunto, siamo parte integrante e particolarmente rappresentativa..
Il Sistema stesso è progettato per “sopportare” i nostri errori entro un ben preciso “range di tolleranza”, superato il quale il Sistema stesso inizia il processo di ripristino delle condizioni di equilibrio. Per poter assicurare nuovamente la possibilità di commettere errori ad altri esseri viventi (evidentemente pensanti).
Attraverso la lettura di queste “meccaniche celesti” noi possiamo certamente riconoscere l’Amore incommensurabile dell'”Entità” che ha regalato la Vita e disegnato le Regole del Sistema stesso, o che forse più correttamente ha permesso a noi e alle altre forme di vita, di condividerne la Vita entro di Sé (ma questo è un altro discorso..). In sostanza le Leggi permettono che venga distrutta (riorganizzata per l’esattezza) una parte della Vita dell’Universo al fine di garantire e assicurare il cammino esperienziale-evolutivo alla “vita intelligente”, appunto attraverso l’errore.
Ipotizzando infine che Creato e Creatore necessariamente non possano che coincidere, non è come se io essere umano accettassi consapevolmente di distruggere (sapendo che terminata la fase di distruzione inizia quella di ricostruzione) continuamente parti del mio organismo al fine di permettermi di esistere e dunque di pensare? Non è proprio ciò che si verifica a livello cellulare? Con l’unica eccezione che in noi ciò avviene in modo del tutto inconsapevole, all’interno dell’Universo sospetto il contrario. E non credo si tratti di una differenza marginale…
Noi umani del 21’esimo secolo questo non lo accettiamo, perchè errare arriva a procurarci molta sofferenza e dolore, inventiamo dunque la figura del demonio, negando che l’errore possa venire da Dio (o qualsiasi altro nome vogliate affibbiargli), come se un qualsiasi principio potesse esistere al di fuori delle Sue Leggi e del “Suo Corpo” (Universo?).
Mettiamoci dunque il cuore in pace, e accettiamo il fatto che sia stato proprio il “Creatore” (o Principio Creatore) invece ad aver scritto proprio le Regole che permettono il “Male”. Sapendo tuttavia che questo richiede necessariamente l’introduzione di “principi di controllo” di tali forze costruttive e distruttive, al fine di preservare l’equilibrio vitale, all’interno di un ciclo Universale infinito.
Se non è Amore tutto questo non saprei cos’altro potrebbe esserlo!
Per cui, tornando all’oggetto, si può certamente non condividere l’errore di un altro essere umano (cosa che personalmente mi capita di frequente) ma dobbiamo altresì pensare che ciò sia e debba essere l’unico strumento in grado di permettere a questo “povero” essere umano di comprendere le Regole della Vita. E in tutto questo, mostrare infinita riconoscenza per la presenza dell’errore, perchè fondamentale alle dinamiche evolutive di Sistema.
Nel tempo, la direzione di ogni essere pensante, non potrà che tendere verso un percorso di riduzione dell’errore stesso, con l’effetto, per questo, di giungere ad una condizione di minore sofferenza fisica e morale. Questo genererà esseri umani con differenti gradi di sensibilità (al dolore?) e conseguenti diversi livelli di comprensione del Sistema. Ecco che si manifesta un Principio fondamentale: le Leggi si applicano in base al grado di consapevolezza del soggetto e le conseguenze dell’Errore diventano più o meno importanti a seconda di questo. Sia sul piano della spinta evolutiva sia sul piano delle conseguenze fisiche.
Un bambino ed un adulto hanno la stessa comprensione delle regole sociali? No, è più che evidente.
Cosa facciamo se un bambino di un anno manda in frantumi il nostro preziosissimo vaso Ming??
Di certo non ciò che faremmo se a compiere lo stesso gesto fosse un adulto di trent’anni.
Ecco noi stiamo facendo lo stesso con il Pianeta Terra (il vaso Ming), con la consapevolezza equivalente di un bambino di sei mesi. Le conseguenze ci saranno, ma commisurate alla nostra capacità di comprendere.
Ancora, negli esseri dotati di intelligenza il bene e il male è una condizione mutevole nel tempo e nello spazio.
Il metro che noi occidentali utilizziamo per stabilire ciò che consideriamo “bene” può divenire “male” se utilizzato in altri paesi o in altri tempi.
Questo avviene solo negli esseri “intelligenti”. Per le piante o gli animali ciò che è bene e ciò che è male risponde a logiche esclusivamente evolutive si specie, nessuna discussione, nessun dubbio.
Ma tutto questo è “bene” o “male”?
Per rispondere a ciò torna utile abituarci a distinguere i vari piani di realtà .
Il piano umano, il piano psichico, il piano atomico, il piano subatomico o quantico, il piano cosmico, e così via fino a quello che potremmo definire piano spirituale (che poco o nulla ha a che vedere con ciò che le religioni hanno cercato di farci credere nel corso degli anni).
Le “leggi” che regolano i diversi piani sono concorrenti ma non coincidenti. Ciò significa che gli effetti di un piano possono riverberarsi sul piano limitrofo ma le regole rimangono distinte.
Un esempio potrebbe essere: io posso desiderare ogni cosa (piano psichico), un auto più veloce, una casa più grande o una moglie più attraente, ma questo non necessariamente è sufficiente a produrre nella realtà (piano fisico) gli stessi risultati. Ciò non toglie che i nostri desideri non arrivino comunque a produrre degli effetti. Magari a forza di desiderare una moglie più attraente arriveremo a lasciare la nostra e a trovarci da soli per il resto dei nostri anni, magari alla guida di un SUV parcheggiato in una grande autorimessa, all’interno di in una grande casa acquistata a saldo, in un area “appena bonificata” da scorie nucleari.
Un altro potrebbe essere: cerco e arrivo ad ottenere il potere economico e sociale ad ogni costo calpestando ogni altrui diritto, mi ritrovo così alla fine di un esistenza, senza alcun affetto o legame di profondo e solido valore, abbandonato da ogni persona priva di secondi fini. Se giungo al termine della mia vita, proprio in virtù delle sofferenze generate dal mio passato stile di vita, arrivando a mettere in discussione i miei ideali passati, riscoprendone di nuovi di più autentici e sani, potrà verificarsi, sì sul piano fisico che io abbia prodotto del male per tutta una vita, male oggettivamente riconosciuto anche dalla mia società (soprusi, umiliazioni, speculazione, inganni, devastazione ambientale, etc, etc..), ma sul piano psichico e spirituale questo “male avrà generato un cambiamento importante dentro di me: un miglioramento della mia consapevolezza e conseguente crescita interiore.
E ancora, tutto ciò, non è bene?
E dunque, alla luce di quanto sopra è “giusto” o “sbagliato” impedire l’errore altrui?
L’altra sera assistevo alle lamentele di una madre che criticava le scelte inappropriate del figlio. Cosa è dunque giusto fare? Cercare di impedire al figlio di sbagliare con l’introduzione di minacce e ricatti famigliari (se non fai come ti dico ti tolgo l’auto, la PlayStation e cosi via..) oppure lasciare che commetta i suoi errori e che da questi tragga in autonomia un proprio insegnamento?
Per cui, alla fine, se possiamo disporre della facoltà di porci domande, di dubitare cosa sia bene e cosa sia male, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, di cercare soluzioni (magari sbagliate), all’interno di in una società che ha delegato nei secoli ogni possibile emancipazione spirituale alle religioni (le quali non sapendo far di meglio fanno apparire dal nulla figure spaventevoli nel disperato tentativo di “esternalizzare” il male e l’errore, impedendoci così ogni tipo di analisi), forse paradossalmente dovremmo proprio ringraziare …Belzebù!
In chiusura, voglio fare una dedica e la voglio fare ad una persona, ad uno scrittore, che con i suoi testi ha cercato di farci comprendere il mondo, anche se mai potrà divenire il mio unico punto di riferimento, poiché le stelle in cielo sono tante e io non so ancora e forse non lo saprò mai, come preferire una all’altra.
Questa persona era Pietro Ubaldi.